venerdì 1 aprile 2022

 

          
 
                                Michele Del Pecchia, 30 anni di carriera                                                             poliedrica nell'universo musicale



 

Quella di Michele Del Pecchia è la storia di un talento sbocciato a metà, o meglio goduto a metà da chi ne ha voluto fino ad ora assaggiare la sua attitudine .

Michele è un cantante, un maestro di canto, un collezionista, un presentatore, ma la lista potrebbe essere più lunga e per non incappare in qualche dimenticanza è meglio definirlo un vulcano d’idee, un amante della musica.

 

E’ uscito da qualche mese un suo album che celebra i suoi 30 anni di carriera, brani da riscoprire, da riascoltare, con inediti di pregevole fattura editi dalla casa discografica Melody Records dello stesso Del Pecchia.

L’abbiamo incontrato per un’intervista a tuttotondo.

 

Michele, qual è il tuo ricordo primario con la musica?

La musica ha fatto parte della mia vita. A 6 anni la mia prima esibizione in un locale

C’è stata una canzone che ti accompagna dall’inizio della tua carriera e dalla quale non riesci a liberartene?

All’inizio imitavo Renato Zero, Ruggeri ed altri poi nel 1989 mi iscrissi alla Siae e pubblicai “Siamo noi”, ma ovunque vado mi chiedono “Vorrei toglierti il respiro”, “Sangue vivo” e la nuova “All’ombra di me”.

Nella tua raccolta c’è tutta la tua carriera, il tuo sudore e il tuo talento, c’è un brano che hai preferito non inserire, se sì quale e perché ?

Non ho inserito “Buio di città”, brano che portai alla storica trasmissione Roxy Bar di Red Ronnie che mi ha dato tantissima popolarità e mi ha fatto conoscere dei veri miti come Vasco Rossi, Carlo Verdone, Francesco Guccini e tanti altri.

Non l’ho inserito perché ho dovuto sacrificarlo come altri brani per ragioni di spazio

Hai incontrato tanti artisti, hai avuto esperienze nel mondo della musica, quale artista di ha impressionato: per voce, per conoscenza musicale, capacità interpretative?

Ho lavorato con tantissimi.

Direi Rita Pavone. Davvero una star intramontabile, anche se nel cuore c’è sempre Daniela Davoli, per la quale ho scritto e prodotto dischi meravigliosi nel suo ritorno recente alla musica.

Spesso si sente dire la musica italiana è peggiorata, negli anni non c’è più una canzone che rimane, è vero? Se sì, secondo te da cosa dipende?

Non esiste più la gavetta. Ai talent arrivano a 18/19 anni e fanno dischi. Sono esperti.

Nella raccolta c’è un brano a tre voci con la tua conterranea Daniela Davoli e Dario Gay, come ti trovi a collaborare con altri artisti?

Ho fatto pochi dischi con duetti.

Con la Davoli e Dario Gay l’ho fatto per fermare nel tempo la nostra grande amicizia e stima reciproca.

Nella tua storia c’è anche se non erro scritto da Marco Masini, ti andrebbe di raccontare questa storia?

Ho conosciuto Marco Masini quando non era ancora famoso.

Aveva scritto un brano per un artista della mia casa discografica dell’epoca.

Canto da anni un suo brano inedito.

Ci siamo rivisti in varie occasioni. L ultima, un concerto in Versilia con Aleandro Baldi, Franco Fasano, Marco Falagiani ed altri noti artisti

Sei anche insegnante di canto con la tua “Palestra musicale” qual è lo spirito che ti spinge oltreché a cantare ad insegnare, c’è il rischio di creare facili aspettative?

No. I miei allievi sanno che parlo chiaro. Nessuna promessa. Il mio lavoro è di farli diventare bravi per le esibizioni dal vivo. Poi se capita qualcosa, ben venga.

A conclusione, in futuro c’è l’uscita di qualche tuo progetto discografico inedito?

Sì, sto lavorando a dei singoli.

Non so se a 54 anni ho voglia di lavorare ad un album. Dovrei trovare una produzione che mi prenda di testa.

In estate uscirà sulle piattaforme un tormentone, ma ho solo fatto un featuring. Per ora non dico nulla.


domenica 10 febbraio 2019

Sanremo 2019:l’anno della rottura degli schemi prestabili?








Si è conclusa da meno di 24 h l’edizione n.69 del Festival di Sanremo.
Forse delle ultime, l’edizione più discussa. E’ stata infatti l’edizione che sin dai giorni che precedevano la kermesse ha attratto polemiche politiche che a mio modesto parere hanno indebolito una manifestazione nazionalpopolare.
Proprio per non addentrarmi in inutili analisi sociopolitiche, che ribadisco nulla hanno a che vedere con Sanremo, mi soffermerò sulla manifestazione in sé, le polemiche strumentali e politiche le lasciamo agli altri.
Ha vinto forse una delle canzoni meno belle, però ciò non vuol dire che la vittoria sia tra le più brutte di sempre, ricordo solo per citare alcune “La forza mia” di Marco Carta, “Per tutte le volte” di Scanu, questo per dire che la vittoria è un giudizio soggettivo, la giuria non era di qualità al 100%?vero, può essere, ma negli anni non è che abbiano spiccato di maestri di musica.
E’ stato a mio modesto parere il Festival più pop degli ultimi anni, il Festival che ha tagliato molto i ponti con il passato, ha percorso i tempi, forse troppo velocemente rispetto ad un pubblico abituato allo standard tradizionale sanremese, si pensi che duetti “sole cuore e amore” se si eccettua Federica Carta e Shade.
E’ stato un Festival con leadership maschile, dopo tanti anni di gorgheggi femminili da talent.
Tra le note dolenti il numero dei partecipanti, troppi! Considerando la qualità di alcuni pezzi, avrei chiuso la lista a 15/16 artisti.
Da rivedere la conduzione a tre, specie per il ruolo di Baglioni, quest’anno apparso molto più in ombra rispetto all’anno precedente.
Sono contento del podio assegnato al Volo, meritano sempre una medaglia, perché nonostante siano scontati, siano da considerarsi degli ottimi impiegati della musica, portano nel mondo la tradizione del bel canto, lo fanno con qualità e con grande spazio all’armonia.
Bene Ultimo, una conferma rispetto al successo dello scorso anno, una speranza per il nostro futuro, abbandoni la rabbia della delusione e si “consoli” con un meraviglioso secondo posto e c’è da scommettere successo radiofonico.
Buona prestazione dei Boomdabash esordienti, ma di sicuro successo tra le fasce più giovani, pezzo dal sound estivo, molto orecchiabile e ben costruito.
Signorile l’esibizione della Turci, che insieme alla Berté avrebbe meritato qualcosa di più, ma, specie per la seconda fa piacere rivederla cantare bene, rilassata e serena.
Male, se non malissimo Arisa, influenza a parte, il pezzo sembrava una sigla televisiva, sembrano a dire il vero, due pezzi in uno, un’occasione sprecata per una meravigliosa interpreta con voce da usignolo.
Nek altro personaggio radiofonico, ha dimostrato ancora una volta di essere un bravo cantante, impressionante il processo di conservazione del suo fisico, vive in criogenesi?
Gran bel pezzo, giustamente premio quello di Cristicchi, ha scontato forse il fatto di somigliare troppo a “Ti regalerò una rosa”, però è il cantautore che manca alla nostra musica tutta rime scontate.
Sono dispiaciuto per il piazzamento in secondo piano di Nigiotti, questo rocker toscano è originale, testo forse un po’ troppo banalotto, ma sa scrivere e interpretare molto bene, speriamo non si perda per strada.
Tatangelo poco da aggiungere, un classico come al bar, Patty Pravo e Briga loro sì un duetto, ma molto meno sanremese, la canzone merita qualche ascolto in più, come il bel testo di Daniele Silvestri, una garanzia quando si presenta in riviera.
Renga, leggasi Cristicchi, stavolta con “Angelo” e altri suoi brani sanremesi.
Non mi soffermo volutamente su Achille Lauro, stessa cosa per l’indie rock Motta, sono generi che non conosco, ma a dire il vero non mi hanno neanche incuriosito nell’approfondirli.
Mahmood, il vincitore discusso, l’ho ditto sopra, forse non è la canzone più bella, anzi sono convinto ce ne fossero almeno dieci meglio della sua, però percorre la musica attuale, è un genere rap, con venature soul, va approfondito, spero che all’Eurovision possa portare in alto i nostril colori.
Giù il sipario su un Festival discutibile, da riascoltare e da capire, rimarrà qualcosa?poco, un po’ come tanti altri, purtroppo.


lunedì 16 aprile 2018

Leggera Electric Folk Band: Tradizione, energia e tanto talento


Oggi vi voglio parlare di un gruppo che ho scoperto per caso, una sera d'estate del 2017 passeggiando per Castiglione della Pescaia con mia moglie sento da lontano una musica, ci avviciniamo e una nutrita folla ascolta un gruppo musicale che sa di orchestra di paese, ma man mano che ci soffermiamo si intuisce il grande talento.
Loro sono la Leggera Electric Folk Band, un gruppo di musicisti maremmani, precisamente amiatini, che con grande energia e esperienza culturale reinterpreta i pezzi della tradizione folk toscana.
Hanno all'attivo due album, entrambi pieni di suoni e voci molto ben articolate, nel loro repertorio si possono trovare pezzi del passato come "Mamma non mi mandà fori la sera", "La Rosina bella", ma anche pezzi non necessariamente maremmani, ma canzoni del repertorio folk italiano come "Quel mazzolin di fiori" oppure "Mamma mia dammi 100 lire" canzoni sì del passato, ma guai parlare di operazione nostalgia qui si tratta semmai di un restauro in chiave moderna, oltre a brani noti hanno nel loro repertorio canzoni inedite scritte completamente da loro, sempre però mantenendo lo stesso sound.
Nel loro curriculum hanno anche una collaborazione con un figlio adottivo dell'Amiata Simone Cristicchi con  il commovente monologo scritto e interpretato dal cantautore romano nel loro ultimo disco “Gente Allegra Iddio l’Aiuta”.
Operazione difficile è quella di definire il loro genere, perché si possono trovare arrangiamenti reggae, musica rock, folk, è una miscellanea di generi che ha il merito di non annoiare, di farti ascoltare i loro lavori con grande trasporto.

Non resta che aspettare il loro nuovo album ed ascoltarti dal vivo, perché come le grandi band, nei loro concerti danno il massimo.

Membri del gruppo
Marina Nucciotti: Voce

Gianmarco Nucciotti: Voce, Chitarra acustica, Chitarra elettrica, Ukulele, Armonica.

Matteo Benedettelli: Pianoforte, Tastiera e Fisarmonica

Elia Tremoloni: Chitarra

Ivano Rossi: Sax soprano, Sax baritono, Chitarra 12 corde

Guido Nucciotti: Clarinetto e Quartino

Francesco Cencini: Basso

Dario Rossi:Batteria

Domenico Giaramita: Percussioni

Jessica Bonelli: Cori

Daniele Ballerini: Cori





lunedì 12 febbraio 2018

Festival 2018:successo grazie alla centralità delle canzoni








Si è concluso sabato il 68 esimo Festival di Sanremo, meglio definirlo il festival della canzone italiana, rimarco questa dicitura perché finalmente dopo anni di ospitate di inutili stranieri Claudio Baglioni ha preso alla lettera l'origine della kermesse.
Un Festival dei record, per la prima volta dopo tanti anni ha messo d'accordo critica televisiva e telespettatori un compromesso storico che mancava ormai da una ventina d'anni.
Non è però tutto oro quello che luccica in casa Rai, se l'intuizione del cantante di "Questo piccolo grande amore" ha portato successo è merito esclusivo del cantante romano, non certo di mamma Rai che da anni non produce più conduttori in grado di fornire una rendita duratura per questa manifestazione, un peccato originale da colmare quanto prima.
Veniamo alla manifestazione canora, Baglioni ha come ho detto sopra, riportato senza retorica la musica al centro dello spettacolo, l'ha fatto con canzoni che forse non andranno in rotazione in radio in continuazione, ma ha portato la tanto sperata qualità.
Finalmente non è stato un Festival che ha strizzato l'occhio alle radio appunto, ma ha viaggiato sul proprio binario della tradizione festivaliera, nessun inutile giovanilismo, nessuna pomposità da talent, ma una sana e serie tradizione di quella che qualche benpensante chiama "musica leggera".
A dire il vero una canzone che è già in rotazione c'è ed è quella dello Stato Sociale il gruppo bolognese ha saputo sfruttare l'intuizione della ballerina anziana abbinandola ad una melodia di facile fruizione che ci terrà sicuramente compagnia almeno fino all'arrivo della primavera, meritato il loro podio.
Veniamo ai vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro, sono entrambi senza dubbio i parolieri del momento, sanno scrivere bene ed in questa canzone l'hanno fatto abbinando le loro qualità, personalmente non sono un patito di entrambi perché specie Meta che ambisce ad essere un cantautore impegnato a mio avviso non ha caratteristiche particolari ed uniche, gli va però riconosciuto un gran feeling con la kermesse. Quanto a Moro sa scrivere bene, sa interpretare con grande rabbia e tenacia qualsiasi brano, mi piacerebbe però ascoltarlo per una volta con un brano meno sofferto e urlato, perché di talento ne possiede parecchio.
Annalisa, faccia pulita, grande "canna", canta purtroppo brani scontati, molto adatti ad un pubblico giovane (ossessione di tutti i Festival), ha più volte detto che questo sarà il brano che taglierà con il passato, mi auguro di sentirla interpretare brani più "alti".
Quarto posto Ron con un bellissimo brano di Lucio Dalla, anche questa volta Rosalino ha scontato a mio avviso l'essere troppo simile ed in ombra nei confronti del grande Lucio. Ha avuto tra le mani un bel brano, non tra i capolavori di Dalla, ma anche solo l'idea che fosse un inedito lo faceva diventare tale, ha sfruttato al meglio l'interpretazione, sicuramente ha ottenuto il massimo.
Personalmente non avevo una classifica, però riascoltando con attenzione i brani meritano una menzione speciale Max Gazzé con la sua soave e profonda "La leggenda di Crisalda e Pizzomunno" e la canzone di Luca Barbarossa, che strizza l'occhio alle melodie romane di Romolo Balzani con "Passame er sale" canzone molto ben scritta ed interpretata altrettanto bene.
Il resto ho apprezzato il ritorno "gridato" delle Vibrazioni, da loro mi attendo più che una singola canzone un album ben elaborato con suoni anni '70 come solo loro sanno fare.
Male, anzi malissimo Facchinetti e Fogli, la quota "eravamo tanto famosi" non può far cadere nel baratro due pezzi da novanta come loro, avrebbero dovuto aver il pudore di gettare la spugna con dignità.
Meno peggio Canzian, sicuramente più a spasso con i tempi degli altri due ex Pooh.
Discorso a parte Giovanni Caccamo, a me il suo modo di cantare non piace, stona, soffia, sussurra ma senza darmi un minimo d'emozione, è entrato sulle scene musicali come grande promessa, ma non vorrei rimasse un grande annuncio..
Diodato e Roy Paci coppia insolita, verrebbe da dire strana coppia, hanno cucito una bellissima canzone, merita un ascolto più attento.
E' stato il Sanremo della terza, se non quarta età, non poteva mancare Ornella Vanoni la quale ha interpretato un brano non tra i migliori della sua carriera, ma l'ha interpretato con la sua sana "superbia", meravigliosa quando all'1 di notte mentre ritirava il premio "Sergio Endrigo" stralunata si domandava che premio fosse. Aliena!
Peccato, ed aggiungo peccato per l'addio, anzi "Arrivedorci" di Elio e le storie tese, dalla band milanese ci saremmo aspettati una scimmia che balla insieme ad un'anziana ballerina ed invece un brano scontato oserei dire inutile nella loro ricca e preziosa discografia, ripeto, peccato.
I giovani in questo Festival in cui l'età era abbastanza alta non hanno brillato molto, il vincitore aveva sì un bel brano, un gran testo, ma nel complesso non sarà un'edizione da ricordare per i giovani.
Quanto ai due cooconduttori la Hunziker a questo punto merita un'edizione da unica conduttrice, è bella, elegante, brava, mediamente intonata e a differenza di molti a me il suo essere sempre sorridente e positiva mi mette tanto di buon umore, fossi un dirigente Rai, una proposta per il futuro la presenterei.
Su Favino si sono espressi tutti, è stato un grandissimo comico, attore impegnato, cantante, interprete, è stato tutto, peccato che il mondo dello spettacolo abbia dovuto aspettare Sanremo per accorgersene.
Non so se Baglioni accetterà l'edizione 2019, certo visto l'auditel solo un non conduttore come lui potrebbe bissare, però dopo un successo clamoroso sarebbe sciocco puntare su un salto nel vuoto.
Unico consiglio un po' più di entusiasmo durante la proclamazione del vincitore e magari un paio di canzoni in meno, tutto sommato comunque il Festival scorreva molto bene, anche questa volta sul palco sono mancati i fiori, considerando che però era una bellissima scenografia, un'orchestra degna di nota, visti tutti questi graditi ritorni per la prossima edizione c'è solo da sperare in bene.

venerdì 29 dicembre 2017

De' Soda Sister, musica popolare al tempo del digitale.


 
De' Soda Sister, un gruppo folk tradizionale toscano che mescola ottimamente il sound tipico della nostra tradizione popolare con strumenti tipicamente d'origini lontane dalla nostra Penisola. Tre donne, tre voci che si fondono allo stesso tempo in un'atmosfera intimista e popolare. Da ascoltare assolutamente
 
 
 
Salve, come nasce il vostro nome ed il vostro progetto?

Il nome del gruppo è un ironico omaggio proprio a ciò che caratterizza Rosignano Solvay: il bicarbonato e le sue spiagge bianche.
Il progetto nasce nel 2011 ed e inizialmente formato da Veronica Bigontina alle percussioni, Benedetta Pallesi alla chitarra, Sara Zilli al mandolino e Giulia Verani alla fisarmonica. Dal 2014 la formazione cambia e si aggiunge al progetto Lisa Santinelli. Adesso la formazione stabile è in trio: voci, chitarra, mandolino, cigar box e percussioni di vario genere. Siamo: Benedetta Pallesi, Lisa Santinelli e Veronica Bigontina.

Chi siete?

Siamo tre persone unite dalla passione per la musica.
Il nostro intento è quello di dare importanza a un patrimonio culturale fondamentale come la musica popolare rendendolo accessibile anche alla modernità.

Spesso su questo blog ho rivolto questa domanda, è possibile vivere di musica oppure è bello farlo anche solo per passione?
La musica è bella ed è una passione, una necessità. Oggi vivere di musica in Italia non è per niente semplice, soprattutto a livelli non elevati. Ognuna di noi è occupata in altri percorsi e professioni, ma fare musica è per noi un impegno che prende molte energie, tempo, investimenti e a cui ci dedichiamo in modo professionale e continuativo.

Nelle vostre interpretazioni è corretto dire che si sente l'influenza di Giovanna Marini, di Caterina Bueno, quali sono i vostri cantanti, gruppi di riferimento?
Sicuramente c’ è l’ influenza di ricercatrici ed interpreti come Caterina Bueno, Daysi Lumini, Giovanna Marini, Tina Andrei, Silvana Pampanini, Graziella di Prospero, Dodi Moscati, Gabriella Ferri.

Ascoltando la vostra musica appare chiaro che la musica non è solo sottofondo, ma anche ricercatezza nei testi, nelle storie, cosa pensate della musica attuale, dei talent?
Sono show a tutti gli effetti per cantanti che vogliono diventare noti producendo musica commerciale, ma non appartengono alla nostra sfera di interesse musicale.

C'è un brano che amate particolarmente che ancora non è stato interpretato?
Ce ne sono parecchi..uno è il Mastio di Volterra.. uno il Bove Rosello..piano piano li cantiamo tutti!

L'uso di strumenti così particolari come nasce?
Ognuno porta gli strumenti che ha e che sa suonare e da lì si parte..È tutto molto spontaneo e istintivo..

Un vostro sogno nel cassetto?
Viaggiare con la musica o far viaggiare la nostra musica!

Toscana è terra di musica, di tradizioni e folklore quanto è difficile oggi passare la vostra musica ai giovani?
Non è difficile, in realtà il nostro gruppo per lo più piace ai bambini, agli adolescenti, ai giovani, agli adulti, agli anziani, al pubblico piu vario ed eterogeneo!

Progetti per il futuro, concerti?
Fare un terzo disco anche con brani scritti da noi affiancati da brani tradizionali riarrangiati nel nostro stile.
I concerti proseguono! Nel 2016 e 2017 abbiamo avuto il piacere di suonare in Francia e in Austria..vediamo dove ci porterà il 2018!

Un appello ai nostri lettori, come possono seguirvi e perché dovrebbero ascoltare le
De' Soda Sister?
Possono seguirci sul nostro sito: www.desodasisters.it
Sulla nostra pagina facebook: https://www.facebook.com/desodasisters/
Il nostro canale you tube: https://www.youtube.com/channel/UCWCoZ_bFwmXWVyv2nGQjtYQ

mercoledì 19 luglio 2017

 Rosa Balistreri una siciliana dalla voce unica. Un film per raccontarla


Eccomi di nuovo su queste pagine, dopo un periodo di stop.
Nei mesi scorsi ho avuto modo di approfondire una cantautrice a me praticamente sconosciuta:Rosa Balistreri.
Rosa Balistreri è stata una cantautrice siciliana dal talento e della forza vocale decisamente unica, ho avuto modo di ascoltarla per caso tramite alcune interpretazioni di Carmen Consoli su Youtube e di Donatella Finocchiaro, proprio l'attrice siciliana è stata protagonista nel 2010 di un cortometraggio dal titolo "Ritratto di una donna vera" la cui regia era affidata a Nello Correale.
Il documentario è ricco di immagini dell'epoca, che tracciano con particolari interessanti il profilo della Balistreri, lo fanno senza annoiare con un filone unico attraverso le note e le parole rimarcate con forza dalla cantautrice siciliana.
Molti filmati sono provienienti dall'immenso e vasto archivio delle teche Rai.
Correale disegna un vestito sulla Balistreri a misura perfetta, si parla del coraggio dell'interprete siciliana la quale interpretò in una piazza una canzone dal titolo "Mafia e parrini" vestita da prete su testo del grande amico Ignazio Buttitta.
Non è un caso che questa recensione sia stata scritta oggi che ricorrono 25 anni dall'attentato per mano della Mafia nei confronti di Borsellino e la sua scorta. Rosa Balistreri tesseva sì le lodi di quella Sicilia "bedda", ma allo stesso tempo fotografava un mondo cupo, omertoso con la sua voce a tratti sgraziata, ma mai fuori dagli schemi della musica.
Oggi diremmo una cantante scomoda, fuori dal coro, oggi forse riusciremmo a dirlo perché attraverso i mezzi di comunicazione è quasi impossibile censurare, ma Rosa apperteneva ad un'altra epoca e purtroppo ha vissuto tanta ingiusta censura. A tal proposito basti pensare che nel '73 venne esclusa in extremis dal Festival di Sanremo per un bellissimo brano "Terra ca nun senti", proprio quell'epoca in cui la Sicilia spesso "non sentiva", ma gli spari e la corruzione facevano più rumore di tanto altro.
Decisamente un dvd da reperire, Correale ha il merito di accendere i fari su una cantautrice troppo poco conosciuta.
Oltre a questo bel dvd esiste anche in allegato allo stesso un libro di Giuseppe Cantavenere.
Buona visione, buona lettura e a questo punto buon ascolto.

mercoledì 5 aprile 2017

Social e musica, dialogo con la cantante e autrice Silvia Tancredi



Silvia Tancredi, cantante e autrice. E' un'artista molto ricercata dal punto di vista vocale, dotata di una voce adatta per diversi stili, tra tutti il gospel.
Abbiamo chiesto all'artista alcune impressioni relative al suo libro sulla musica e i social.
In un mondo in cui tutto è facile, tutto sembra in maniera illusoria raggiungibile, per lei che è stata un'artista dalla lunga gavetta, quale consiglio si sente di dire a chi si affaccia al mondo della musica?
Il primo consiglio che mi sentirei di dare è quello di non farsi trovare impreparati, perché quando la musica bussa nella tua vita richiede che tu sia pronto ad affrontare scelte significative e sacrifici importanti, o almeno, per me è stato, ed è ancora oggi così. Per cui, come ogni elemento importante della nostra vita, è bene averne cura, cercando di perfezionare ogni dettaglio per non lasciare nulla al caso o alla sola fortuna.
Oggi la musica italiana è paradossalmente più presente di prima nella tv, ma questa presenza è sinonimo di qualità?
Sarò sincera: purtroppo questo non è un binomio che dà sempre un risultato positivo: spesso i tempi televisivi non combaciano con quelli relativi alla costruzione di un progetto musicale, e questo spinge produttori, discografici e addetti ai lavori a compiere scelte sempre più in funzione dello share televisivo e meno della qualità della musica messa in campo.
Per invertire questo rischio di "artisti usa e getta" se lei fosse un direttore di rete, un regista, quale programma tv vorrebbe realizzare?
Un format di presentazione per nuovi progetti artistici, con esibizioni dal vivo, e dedicherei una puntata ad ogni artista dando così la possibilità al pubblico di conoscere un po’ più a fondo le nuove realtà musicali, epurando il programma da ogni contenuto che ricordi un talent o un reality show. Forse è pura utopia, ma se si educasse il pubblico al bello le persone imparerebbero ad abituarsi, come d’altronde accade già con qualsiasi contenuto televisivo, anche i più bizzarri.
Molti dei cantanti usciti dai talent non hanno un loro repertorio, hanno sì una bella immagine, ma difettano nella scelta dei brani. Secondo lei un Battisti un De André oggi avrebbero senso?se sì esistono nomi di cantanti o gruppi che lei trova interessanti?
Se si nomina Battisti e De Andrè in qualità di grandi autori, io credo che oggi farebbero molta fatica ad emergere se non si piegassero al sistema dei Talent e a quello televisivo più in generale, perché purtroppo oggi il mondo della discografia è completamente assorbito da questo tipo di meccanismi e si fa molta più fatica a investire e rischiare che in passato. Chi trovo interessante tra gli artisti di oggi?.. Direi Bruno Mars.
Quale musica ascolta Silvia Tancredi?
Il gospel continua ad essere una della mie più grandi passioni e per questo nella mia quotidianità non mancano mai artisti come Kirk Franklin o Yolanda Adams, ma più in generale sono appassionata di musica americana, per cui ascolto dai più grandi maestri come Steve Wonder alle giovani proposte come Alicia Keys.
Guarda mai Sanremo?ha mai pensato di proporre un suo brano?
Si, certo, ogni anno seguo Sanremo, anche se negli ultimi dieci anni all’incirca devo dire che la mia attenzione e curiosità sono state attratte molto raramente. Il mio progetto è arrivato fin nelle mani della commissione, ma purtroppo i diversi direttori artistici hanno sempre deciso di escludere la mia musica, e le ragioni rimangono e rimarranno per sempre un mistero.
"La voce e il talent show", si sente di demonizzare tutto ciò che ruota attorno a questo mondo?c'è qualche artista uscito dai talent che ha realmente secondo lei talento?
Per me la parola “talento” ha un grande significato e ritengo che un’esperienza come quella del talent show, da sola, non possa definirla in maniera definitiva. Credo che, oggi come nel passato, sia l’intero percorso e quello che tu lasci lungo il tuo cammino a definire se ciò che ti apparteneva era davvero il talento.
Lei è anche insegnante di canto, quanto per un cantante/gruppo è importante saper cantare e quanto un cantante dovrebbe studiare per definirsi tale?
Domande come questa mi fanno sempre un po’ sorridere, è come se chiedessi ad un insegnante di pianoforte quanto sia importante saper suonare il pianoforte per potersi definire pianista. Non crede che sia un controsenso? Certo è importante studiare e avere una cultura il più approfondita e aperta possibile. Il sapere equivale a libertà.
Progetti per il futuro?

Sto lavorando al mio nuovo album, e questo è uno dei momenti che amo di più del mio lavoro. Inoltre presto tornerò negli Stati Uniti per alcuni concerti importanti.