lunedì 16 aprile 2018

Leggera Electric Folk Band: Tradizione, energia e tanto talento


Oggi vi voglio parlare di un gruppo che ho scoperto per caso, una sera d'estate del 2017 passeggiando per Castiglione della Pescaia con mia moglie sento da lontano una musica, ci avviciniamo e una nutrita folla ascolta un gruppo musicale che sa di orchestra di paese, ma man mano che ci soffermiamo si intuisce il grande talento.
Loro sono la Leggera Electric Folk Band, un gruppo di musicisti maremmani, precisamente amiatini, che con grande energia e esperienza culturale reinterpreta i pezzi della tradizione folk toscana.
Hanno all'attivo due album, entrambi pieni di suoni e voci molto ben articolate, nel loro repertorio si possono trovare pezzi del passato come "Mamma non mi mandà fori la sera", "La Rosina bella", ma anche pezzi non necessariamente maremmani, ma canzoni del repertorio folk italiano come "Quel mazzolin di fiori" oppure "Mamma mia dammi 100 lire" canzoni sì del passato, ma guai parlare di operazione nostalgia qui si tratta semmai di un restauro in chiave moderna, oltre a brani noti hanno nel loro repertorio canzoni inedite scritte completamente da loro, sempre però mantenendo lo stesso sound.
Nel loro curriculum hanno anche una collaborazione con un figlio adottivo dell'Amiata Simone Cristicchi con  il commovente monologo scritto e interpretato dal cantautore romano nel loro ultimo disco “Gente Allegra Iddio l’Aiuta”.
Operazione difficile è quella di definire il loro genere, perché si possono trovare arrangiamenti reggae, musica rock, folk, è una miscellanea di generi che ha il merito di non annoiare, di farti ascoltare i loro lavori con grande trasporto.

Non resta che aspettare il loro nuovo album ed ascoltarti dal vivo, perché come le grandi band, nei loro concerti danno il massimo.

Membri del gruppo
Marina Nucciotti: Voce

Gianmarco Nucciotti: Voce, Chitarra acustica, Chitarra elettrica, Ukulele, Armonica.

Matteo Benedettelli: Pianoforte, Tastiera e Fisarmonica

Elia Tremoloni: Chitarra

Ivano Rossi: Sax soprano, Sax baritono, Chitarra 12 corde

Guido Nucciotti: Clarinetto e Quartino

Francesco Cencini: Basso

Dario Rossi:Batteria

Domenico Giaramita: Percussioni

Jessica Bonelli: Cori

Daniele Ballerini: Cori





lunedì 12 febbraio 2018

Festival 2018:successo grazie alla centralità delle canzoni








Si è concluso sabato il 68 esimo Festival di Sanremo, meglio definirlo il festival della canzone italiana, rimarco questa dicitura perché finalmente dopo anni di ospitate di inutili stranieri Claudio Baglioni ha preso alla lettera l'origine della kermesse.
Un Festival dei record, per la prima volta dopo tanti anni ha messo d'accordo critica televisiva e telespettatori un compromesso storico che mancava ormai da una ventina d'anni.
Non è però tutto oro quello che luccica in casa Rai, se l'intuizione del cantante di "Questo piccolo grande amore" ha portato successo è merito esclusivo del cantante romano, non certo di mamma Rai che da anni non produce più conduttori in grado di fornire una rendita duratura per questa manifestazione, un peccato originale da colmare quanto prima.
Veniamo alla manifestazione canora, Baglioni ha come ho detto sopra, riportato senza retorica la musica al centro dello spettacolo, l'ha fatto con canzoni che forse non andranno in rotazione in radio in continuazione, ma ha portato la tanto sperata qualità.
Finalmente non è stato un Festival che ha strizzato l'occhio alle radio appunto, ma ha viaggiato sul proprio binario della tradizione festivaliera, nessun inutile giovanilismo, nessuna pomposità da talent, ma una sana e serie tradizione di quella che qualche benpensante chiama "musica leggera".
A dire il vero una canzone che è già in rotazione c'è ed è quella dello Stato Sociale il gruppo bolognese ha saputo sfruttare l'intuizione della ballerina anziana abbinandola ad una melodia di facile fruizione che ci terrà sicuramente compagnia almeno fino all'arrivo della primavera, meritato il loro podio.
Veniamo ai vincitori Ermal Meta e Fabrizio Moro, sono entrambi senza dubbio i parolieri del momento, sanno scrivere bene ed in questa canzone l'hanno fatto abbinando le loro qualità, personalmente non sono un patito di entrambi perché specie Meta che ambisce ad essere un cantautore impegnato a mio avviso non ha caratteristiche particolari ed uniche, gli va però riconosciuto un gran feeling con la kermesse. Quanto a Moro sa scrivere bene, sa interpretare con grande rabbia e tenacia qualsiasi brano, mi piacerebbe però ascoltarlo per una volta con un brano meno sofferto e urlato, perché di talento ne possiede parecchio.
Annalisa, faccia pulita, grande "canna", canta purtroppo brani scontati, molto adatti ad un pubblico giovane (ossessione di tutti i Festival), ha più volte detto che questo sarà il brano che taglierà con il passato, mi auguro di sentirla interpretare brani più "alti".
Quarto posto Ron con un bellissimo brano di Lucio Dalla, anche questa volta Rosalino ha scontato a mio avviso l'essere troppo simile ed in ombra nei confronti del grande Lucio. Ha avuto tra le mani un bel brano, non tra i capolavori di Dalla, ma anche solo l'idea che fosse un inedito lo faceva diventare tale, ha sfruttato al meglio l'interpretazione, sicuramente ha ottenuto il massimo.
Personalmente non avevo una classifica, però riascoltando con attenzione i brani meritano una menzione speciale Max Gazzé con la sua soave e profonda "La leggenda di Crisalda e Pizzomunno" e la canzone di Luca Barbarossa, che strizza l'occhio alle melodie romane di Romolo Balzani con "Passame er sale" canzone molto ben scritta ed interpretata altrettanto bene.
Il resto ho apprezzato il ritorno "gridato" delle Vibrazioni, da loro mi attendo più che una singola canzone un album ben elaborato con suoni anni '70 come solo loro sanno fare.
Male, anzi malissimo Facchinetti e Fogli, la quota "eravamo tanto famosi" non può far cadere nel baratro due pezzi da novanta come loro, avrebbero dovuto aver il pudore di gettare la spugna con dignità.
Meno peggio Canzian, sicuramente più a spasso con i tempi degli altri due ex Pooh.
Discorso a parte Giovanni Caccamo, a me il suo modo di cantare non piace, stona, soffia, sussurra ma senza darmi un minimo d'emozione, è entrato sulle scene musicali come grande promessa, ma non vorrei rimasse un grande annuncio..
Diodato e Roy Paci coppia insolita, verrebbe da dire strana coppia, hanno cucito una bellissima canzone, merita un ascolto più attento.
E' stato il Sanremo della terza, se non quarta età, non poteva mancare Ornella Vanoni la quale ha interpretato un brano non tra i migliori della sua carriera, ma l'ha interpretato con la sua sana "superbia", meravigliosa quando all'1 di notte mentre ritirava il premio "Sergio Endrigo" stralunata si domandava che premio fosse. Aliena!
Peccato, ed aggiungo peccato per l'addio, anzi "Arrivedorci" di Elio e le storie tese, dalla band milanese ci saremmo aspettati una scimmia che balla insieme ad un'anziana ballerina ed invece un brano scontato oserei dire inutile nella loro ricca e preziosa discografia, ripeto, peccato.
I giovani in questo Festival in cui l'età era abbastanza alta non hanno brillato molto, il vincitore aveva sì un bel brano, un gran testo, ma nel complesso non sarà un'edizione da ricordare per i giovani.
Quanto ai due cooconduttori la Hunziker a questo punto merita un'edizione da unica conduttrice, è bella, elegante, brava, mediamente intonata e a differenza di molti a me il suo essere sempre sorridente e positiva mi mette tanto di buon umore, fossi un dirigente Rai, una proposta per il futuro la presenterei.
Su Favino si sono espressi tutti, è stato un grandissimo comico, attore impegnato, cantante, interprete, è stato tutto, peccato che il mondo dello spettacolo abbia dovuto aspettare Sanremo per accorgersene.
Non so se Baglioni accetterà l'edizione 2019, certo visto l'auditel solo un non conduttore come lui potrebbe bissare, però dopo un successo clamoroso sarebbe sciocco puntare su un salto nel vuoto.
Unico consiglio un po' più di entusiasmo durante la proclamazione del vincitore e magari un paio di canzoni in meno, tutto sommato comunque il Festival scorreva molto bene, anche questa volta sul palco sono mancati i fiori, considerando che però era una bellissima scenografia, un'orchestra degna di nota, visti tutti questi graditi ritorni per la prossima edizione c'è solo da sperare in bene.