Social e musica, dialogo con la cantante e autrice Silvia Tancredi
Silvia Tancredi, cantante e autrice. E' un'artista molto ricercata dal
punto di vista vocale, dotata di una voce adatta per diversi stili, tra tutti
il gospel.
Abbiamo chiesto
all'artista alcune impressioni relative al suo libro sulla musica e i social.
In un mondo in cui
tutto è facile, tutto sembra in maniera illusoria raggiungibile, per lei che è
stata un'artista dalla lunga gavetta, quale consiglio si sente di dire a chi si
affaccia al mondo della musica?
Il primo consiglio che
mi sentirei di dare è quello di non farsi trovare impreparati, perché quando la
musica bussa nella tua vita richiede che tu sia pronto ad affrontare scelte
significative e sacrifici importanti, o almeno, per me è stato, ed è ancora
oggi così. Per cui, come ogni elemento importante della nostra vita, è bene
averne cura, cercando di perfezionare ogni dettaglio per non lasciare nulla al
caso o alla sola fortuna.
Oggi la musica
italiana è paradossalmente più presente di prima nella tv, ma questa presenza è
sinonimo di qualità?
Sarò sincera:
purtroppo questo non è un binomio che dà sempre un risultato positivo: spesso i
tempi televisivi non combaciano con quelli relativi alla costruzione di un
progetto musicale, e questo spinge produttori, discografici e addetti ai lavori
a compiere scelte sempre più in funzione dello share televisivo e meno della
qualità della musica messa in campo.
Per invertire questo
rischio di "artisti usa e getta" se lei fosse un direttore di rete,
un regista, quale programma tv vorrebbe realizzare?
Un format di presentazione
per nuovi progetti artistici, con esibizioni dal vivo, e dedicherei una puntata
ad ogni artista dando così la possibilità al pubblico di conoscere un po’ più a
fondo le nuove realtà musicali, epurando il programma da ogni contenuto che
ricordi un talent o un reality show. Forse è pura utopia, ma se si educasse il
pubblico al bello le persone imparerebbero ad abituarsi, come d’altronde accade
già con qualsiasi contenuto televisivo, anche i più bizzarri.
Molti dei cantanti
usciti dai talent non hanno un loro repertorio, hanno sì una bella immagine, ma
difettano nella scelta dei brani. Secondo lei un Battisti un De André oggi
avrebbero senso?se sì esistono nomi di cantanti o gruppi che lei trova
interessanti?
Se si nomina Battisti
e De Andrè in qualità di grandi autori, io credo che oggi farebbero molta
fatica ad emergere se non si piegassero al sistema dei Talent e a quello
televisivo più in generale, perché purtroppo oggi il mondo della discografia è
completamente assorbito da questo tipo di meccanismi e si fa molta più fatica a
investire e rischiare che in passato. Chi trovo interessante tra gli artisti di
oggi?.. Direi Bruno Mars.
Quale musica ascolta
Silvia Tancredi?
Il gospel continua ad
essere una della mie più grandi passioni e per questo nella mia quotidianità
non mancano mai artisti come Kirk Franklin o Yolanda Adams, ma più in generale
sono appassionata di musica americana, per cui ascolto dai più grandi maestri
come Steve Wonder alle giovani proposte come Alicia Keys.
Guarda mai Sanremo?ha
mai pensato di proporre un suo brano?
Si, certo, ogni anno
seguo Sanremo, anche se negli ultimi dieci anni all’incirca devo dire che la
mia attenzione e curiosità sono state attratte molto raramente. Il mio progetto
è arrivato fin nelle mani della commissione, ma purtroppo i diversi direttori
artistici hanno sempre deciso di escludere la mia musica, e le ragioni
rimangono e rimarranno per sempre un mistero.
"La voce e il
talent show", si sente di demonizzare tutto ciò che ruota attorno a questo
mondo?c'è qualche artista uscito dai talent che ha realmente secondo lei
talento?
Per me la parola
“talento” ha un grande significato e ritengo che un’esperienza come quella del
talent show, da sola, non possa definirla in maniera definitiva. Credo che,
oggi come nel passato, sia l’intero percorso e quello che tu lasci lungo il tuo
cammino a definire se ciò che ti apparteneva era davvero il talento.
Lei è anche insegnante
di canto, quanto per un cantante/gruppo è importante saper cantare e quanto un
cantante dovrebbe studiare per definirsi tale?
Domande come questa mi
fanno sempre un po’ sorridere, è come se chiedessi ad un insegnante di
pianoforte quanto sia importante saper suonare il pianoforte per potersi
definire pianista. Non crede che sia un controsenso? Certo è importante
studiare e avere una cultura il più approfondita e aperta possibile. Il sapere
equivale a libertà.
Progetti per il futuro?
Sto lavorando al mio nuovo album, e questo è uno dei momenti che amo di più
del mio lavoro. Inoltre presto tornerò negli Stati Uniti per alcuni concerti
importanti.
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