domenica 10 febbraio 2019

Sanremo 2019:l’anno della rottura degli schemi prestabili?








Si è conclusa da meno di 24 h l’edizione n.69 del Festival di Sanremo.
Forse delle ultime, l’edizione più discussa. E’ stata infatti l’edizione che sin dai giorni che precedevano la kermesse ha attratto polemiche politiche che a mio modesto parere hanno indebolito una manifestazione nazionalpopolare.
Proprio per non addentrarmi in inutili analisi sociopolitiche, che ribadisco nulla hanno a che vedere con Sanremo, mi soffermerò sulla manifestazione in sé, le polemiche strumentali e politiche le lasciamo agli altri.
Ha vinto forse una delle canzoni meno belle, però ciò non vuol dire che la vittoria sia tra le più brutte di sempre, ricordo solo per citare alcune “La forza mia” di Marco Carta, “Per tutte le volte” di Scanu, questo per dire che la vittoria è un giudizio soggettivo, la giuria non era di qualità al 100%?vero, può essere, ma negli anni non è che abbiano spiccato di maestri di musica.
E’ stato a mio modesto parere il Festival più pop degli ultimi anni, il Festival che ha tagliato molto i ponti con il passato, ha percorso i tempi, forse troppo velocemente rispetto ad un pubblico abituato allo standard tradizionale sanremese, si pensi che duetti “sole cuore e amore” se si eccettua Federica Carta e Shade.
E’ stato un Festival con leadership maschile, dopo tanti anni di gorgheggi femminili da talent.
Tra le note dolenti il numero dei partecipanti, troppi! Considerando la qualità di alcuni pezzi, avrei chiuso la lista a 15/16 artisti.
Da rivedere la conduzione a tre, specie per il ruolo di Baglioni, quest’anno apparso molto più in ombra rispetto all’anno precedente.
Sono contento del podio assegnato al Volo, meritano sempre una medaglia, perché nonostante siano scontati, siano da considerarsi degli ottimi impiegati della musica, portano nel mondo la tradizione del bel canto, lo fanno con qualità e con grande spazio all’armonia.
Bene Ultimo, una conferma rispetto al successo dello scorso anno, una speranza per il nostro futuro, abbandoni la rabbia della delusione e si “consoli” con un meraviglioso secondo posto e c’è da scommettere successo radiofonico.
Buona prestazione dei Boomdabash esordienti, ma di sicuro successo tra le fasce più giovani, pezzo dal sound estivo, molto orecchiabile e ben costruito.
Signorile l’esibizione della Turci, che insieme alla Berté avrebbe meritato qualcosa di più, ma, specie per la seconda fa piacere rivederla cantare bene, rilassata e serena.
Male, se non malissimo Arisa, influenza a parte, il pezzo sembrava una sigla televisiva, sembrano a dire il vero, due pezzi in uno, un’occasione sprecata per una meravigliosa interpreta con voce da usignolo.
Nek altro personaggio radiofonico, ha dimostrato ancora una volta di essere un bravo cantante, impressionante il processo di conservazione del suo fisico, vive in criogenesi?
Gran bel pezzo, giustamente premio quello di Cristicchi, ha scontato forse il fatto di somigliare troppo a “Ti regalerò una rosa”, però è il cantautore che manca alla nostra musica tutta rime scontate.
Sono dispiaciuto per il piazzamento in secondo piano di Nigiotti, questo rocker toscano è originale, testo forse un po’ troppo banalotto, ma sa scrivere e interpretare molto bene, speriamo non si perda per strada.
Tatangelo poco da aggiungere, un classico come al bar, Patty Pravo e Briga loro sì un duetto, ma molto meno sanremese, la canzone merita qualche ascolto in più, come il bel testo di Daniele Silvestri, una garanzia quando si presenta in riviera.
Renga, leggasi Cristicchi, stavolta con “Angelo” e altri suoi brani sanremesi.
Non mi soffermo volutamente su Achille Lauro, stessa cosa per l’indie rock Motta, sono generi che non conosco, ma a dire il vero non mi hanno neanche incuriosito nell’approfondirli.
Mahmood, il vincitore discusso, l’ho ditto sopra, forse non è la canzone più bella, anzi sono convinto ce ne fossero almeno dieci meglio della sua, però percorre la musica attuale, è un genere rap, con venature soul, va approfondito, spero che all’Eurovision possa portare in alto i nostril colori.
Giù il sipario su un Festival discutibile, da riascoltare e da capire, rimarrà qualcosa?poco, un po’ come tanti altri, purtroppo.