venerdì 1 aprile 2022

 

          
 
                                Michele Del Pecchia, 30 anni di carriera                                                             poliedrica nell'universo musicale



 

Quella di Michele Del Pecchia è la storia di un talento sbocciato a metà, o meglio goduto a metà da chi ne ha voluto fino ad ora assaggiare la sua attitudine .

Michele è un cantante, un maestro di canto, un collezionista, un presentatore, ma la lista potrebbe essere più lunga e per non incappare in qualche dimenticanza è meglio definirlo un vulcano d’idee, un amante della musica.

 

E’ uscito da qualche mese un suo album che celebra i suoi 30 anni di carriera, brani da riscoprire, da riascoltare, con inediti di pregevole fattura editi dalla casa discografica Melody Records dello stesso Del Pecchia.

L’abbiamo incontrato per un’intervista a tuttotondo.

 

Michele, qual è il tuo ricordo primario con la musica?

La musica ha fatto parte della mia vita. A 6 anni la mia prima esibizione in un locale

C’è stata una canzone che ti accompagna dall’inizio della tua carriera e dalla quale non riesci a liberartene?

All’inizio imitavo Renato Zero, Ruggeri ed altri poi nel 1989 mi iscrissi alla Siae e pubblicai “Siamo noi”, ma ovunque vado mi chiedono “Vorrei toglierti il respiro”, “Sangue vivo” e la nuova “All’ombra di me”.

Nella tua raccolta c’è tutta la tua carriera, il tuo sudore e il tuo talento, c’è un brano che hai preferito non inserire, se sì quale e perché ?

Non ho inserito “Buio di città”, brano che portai alla storica trasmissione Roxy Bar di Red Ronnie che mi ha dato tantissima popolarità e mi ha fatto conoscere dei veri miti come Vasco Rossi, Carlo Verdone, Francesco Guccini e tanti altri.

Non l’ho inserito perché ho dovuto sacrificarlo come altri brani per ragioni di spazio

Hai incontrato tanti artisti, hai avuto esperienze nel mondo della musica, quale artista di ha impressionato: per voce, per conoscenza musicale, capacità interpretative?

Ho lavorato con tantissimi.

Direi Rita Pavone. Davvero una star intramontabile, anche se nel cuore c’è sempre Daniela Davoli, per la quale ho scritto e prodotto dischi meravigliosi nel suo ritorno recente alla musica.

Spesso si sente dire la musica italiana è peggiorata, negli anni non c’è più una canzone che rimane, è vero? Se sì, secondo te da cosa dipende?

Non esiste più la gavetta. Ai talent arrivano a 18/19 anni e fanno dischi. Sono esperti.

Nella raccolta c’è un brano a tre voci con la tua conterranea Daniela Davoli e Dario Gay, come ti trovi a collaborare con altri artisti?

Ho fatto pochi dischi con duetti.

Con la Davoli e Dario Gay l’ho fatto per fermare nel tempo la nostra grande amicizia e stima reciproca.

Nella tua storia c’è anche se non erro scritto da Marco Masini, ti andrebbe di raccontare questa storia?

Ho conosciuto Marco Masini quando non era ancora famoso.

Aveva scritto un brano per un artista della mia casa discografica dell’epoca.

Canto da anni un suo brano inedito.

Ci siamo rivisti in varie occasioni. L ultima, un concerto in Versilia con Aleandro Baldi, Franco Fasano, Marco Falagiani ed altri noti artisti

Sei anche insegnante di canto con la tua “Palestra musicale” qual è lo spirito che ti spinge oltreché a cantare ad insegnare, c’è il rischio di creare facili aspettative?

No. I miei allievi sanno che parlo chiaro. Nessuna promessa. Il mio lavoro è di farli diventare bravi per le esibizioni dal vivo. Poi se capita qualcosa, ben venga.

A conclusione, in futuro c’è l’uscita di qualche tuo progetto discografico inedito?

Sì, sto lavorando a dei singoli.

Non so se a 54 anni ho voglia di lavorare ad un album. Dovrei trovare una produzione che mi prenda di testa.

In estate uscirà sulle piattaforme un tormentone, ma ho solo fatto un featuring. Per ora non dico nulla.