mercoledì 12 ottobre 2016


 Il "prog" spiegato dall'enciclopedia umana Augusto Croce Augusto Croce

 




Augusto Croce è un personaggio di quelli ai quali verrebbe il desiderio di stringere la mano e dire grazie, il perché ve lo svelo subito. E' l'ideatore di un sito meraviglioso, oserei dire enciclopedico per tutti gli appassionati per la musica prog, qualcuno potrebbe obiettare e dire che ne esistono di molti, ma questo è dedicato esclusivamente alla nostra musica rock progressiva in cui nel sito il cui indirizzo è italianprog.it elenca con ampi particolari biografici storia delle band o dei singoli cantanti, analisi del disco, della copertina e particolarità una sorta di enciclopedia del genere. Da qualche giorno questo immenso lavoro di anni ha avuto la sua nascita "fisica" per così dire, infatti è in vendita un libro direttamente tratto ed ispirato dal sito stesso, abbiamo chiesto all'autore molte cose interessanti sul genere.





Augusto Croce intanto grazie per avermi dedicato del tempo. Come nasce questa passione per il prog?


Essere un ragazzino appassionato di musica nei primi anni 70 significava necessariamente sentire alla radio i grandi gruppi del rock inglese e americano ma anche i tanti gruppi del pop nostrano. La passione è nata intorno al 1973 quando ascoltai per la prima volta la Premiata Forneria Marconi e soprattutto il Banco del Mutuo Soccorso e mi resi conto che un genere musicale che avevo associato solo a musicisti stranieri era suonato anche, e molto bene, dagli italiani.
Con il passare del tempo e il declino del prog questo amore mi è rimasto dentro ed è nuovamente esploso quando si ricominciò a parlare di questa musica con termini finalmente positivi e non ironici o dispregiativi come spesso era avvenuto soprattutto verso la fine degli anni Settanta.
Essendomi appassionato poi al collezionismo musicale è stato naturale inserire tra i miei interessi principali la musica progressiva degli anni ’70 e cominciare ad approfondirne la storia e i protagonisti, prima con un intento puramente collezionistico, poi con un approccio più “scientifico”. Questo mi ha portato al desiderio di pubblicare i risultati delle mie ricerche, prima in un sito, poi in un libro.


Se oggi dovessi spiegare ad un giovane ragazzo che non ha mai sentito parlare di questo genere, in qualche riga cosa diresti?

La definizione di musica progressiva è complessa e si presta a infinite interpretazioni soggettive.
Direi che in generale la migliore è quella che la ritiene quel tipo di musica che ha superato le distinzioni dei generi tradizionali (in particolare il rock e il blues) miscelando varie influenze, a partire dalla musica classica e operistica per arrivare a includere jazz, folk e canzone melodica italiana senza una “ricetta” predefinita. In particolare il prog italiano si è distinto proprio per la presenza di due elementi tipici della nostra tradizione musicale, l’opera e il genere melodico, che hanno contribuito a identificare anche all’estero i musicisti della scena italiana.


Quali sono stati secondo te i momenti di massima luce di questo genere nella nostra Penisola?

Direi che il periodo in cui si è affermato questo genere si può indicare negli anni tra il 1970 e il 1975, quando il declino di questa musica è stato più o meno universale nei vari paesi in cui si era diffusa. Nel nostro paese direi che il punto di massima creatività e dei più alti livelli qualitativi si è avuto più o meno a meta di questo periodo: ritengo il 1973 l’anno d’oro del prog italiano, sia per il gran numero di nuove formazioni che in quell’anno hanno esordio che per la quantità di dischi di eccezionale livello che sono stati prodotti, tanto da lasciare l’imbarazzo della scelta a chi volesse stilare un’ideale classifica dei migliori.


Nel prog spesso si parla di scuole a livello internazionale, potremmo dire che PFM, Banco, Area, Orme hanno a loro modo impartito lezioni a gruppi minoritari?

Certamente in Italia hanno tracciato una strada, ciascuno con le proprie peculiarità. Aggiungerei i New Trolls per l’impulso che hanno dato nel rinnovare la canzone più melodica, in particolare quella cantata a più voci, con elementi del rock di derivazione straniera, e gli Osanna che hanno fatto lo stesso con il folklore mediterraneo.
Echi di PFM, Banco e Orme si trovano in tantissimi dischi di gruppi minori, che hanno recepito alla perfezione gli insegnamenti di questi grandi gruppi, così amati all'epoca, m’ aggiungendo spesso interessanti elementi di originalità.


Dammi il titolo di un album imprescindibile da ascoltare
Ho sempre ripetuto che Zarathustra del Museo Rosenbach contiene tutti gli elementi caratteristici del prog italiano, ma ci aggiungerei anche i primi lavori di Banco e PFM che da soli possono essere un eccezionale compendio di questo genere.


Qual è l'album che secondo te è stato sottovalutato?

Di nuovo Zarathustra, disco ingiustamente criticato per discutibili preconcetti politici, ma aggiungo anche L’Apprendista degli Stormy Six, disco a cui sono legatissimo, perché, pur risentendo di influenze piuttosto appariscenti da parte del prog inglese (penso soprattutto ai Gentle Giant) ha delle caratteristiche veramente innovative che all’epoca (ma ancora adesso) sono sfuggite a molti.


Festival di Sanremo e prog sappiamo non hanno mai avuto gran feeling, eccezion fatta per “Jesahel” dei Delirium, il perché è soltanto ad un certo snobbismo da parte degli operatori della kermesse o viceversa?

Il Festival è stato da sempre legato alla musica italiana più legata alla tradizione melodica. Ancora adesso, nonostante tanti tentativi di migliorarne la formula e i contenuti, le canzoni di maggior successo dei Sanremo sono quelle di più facile presa, quelle più melodiche e orecchiabili e non è un caso che proposte musicali di livello più elevato spesso sono state penalizzate relegandole agli ultimi posti.
I gruppi prog hanno avuto, in questa come in altre manifestazioni canore, uno spazio marginale, e spesso le hanno usate solo come vetrina per le loro produzioni più commerciali, spinte in questo da case discografiche prevalentemente piuttosto ottuse e poco aperte all’innovazione.


Oggi la musica italiana vive una fase alterna in cui artisti giovani hanno un discreto exploit, ma che non si traduce nel lungo periodo. Anche il prog in Italia non ha avuto un lungo periodo, però ancora oggi lo si ricorda. Quale ricetta serve per conservarsi nella memoria degli ascoltatori?

Oggi più che mai il pubblico si affeziona a prodotti di facile consumo, anzi credo che oggi siano diminuiti gli acquirenti abituali di dischi che esistevano qualche decennio fa e molte persone preferiscono ascoltare musica “da ascolto” ricorrendo a Youtube o scaricando quello che capita. Alcuni grossi nomi hanno un seguito molto ampio tra ascoltatori di tutte le età, ma basta rimanere per qualche tempo fuori dalle scene per essere irrimediabilmente dimenticati. È veramente difficile fare breccia nel cuore degli appassionati.


Mellotron, moog e ampio uso di tastiere, testi fiabeschi, ma spesso anche politici, potremmo definire il prog una sorta di romanzo dalla narrativa piuttosto variegata?

Come dicevo all’inizio è proprio la definizione di “progressive” ad essere incerta e variegata. Forse il bello di questo mix di generi è proprio la sua enorme variabilità che porta a comprendervi nomi totalmente diversi e distanti tra loro, che hanno però avuto in comune la voglia di sperimentare e di andare al di là dei canoni tradizionali della musica.


Due nomi contemporanei per i quali vale ancora la pena oggi ascoltare il prog italiano?

Ce ne sono tanti, e questo rende il prog ancora moderno e attuale. Sono affezionato al Bacio della Medusa perché li ho visti nascere, dato che vengono dalla città in cui vivo, Perugia, ma li ritengo obiettivamente tra i più interessanti e originali della scena prog italiana del nuovo millennio. A loro aggiungerei La Maschera di Cera perché ritengo Fabio Zuffanti un personaggio multiforme e di grande creatività che ha fatto di tutto per mantenere in vita il prog attraverso progetti musicali di ogni tipo ma sempre di altissimo livello.


Non pensi che la durata delle cosiddette suite abbia negativamente influito sulla fruizione di questo tipo di musica?

Certamente l’ascoltatore “casuale”, quello alla ricerca del motivetto di facile ascolto e immediatamente memorizzabile rimane sconcertato o addirittura infastidito di fronte a brani da 15-20 minuti (o addirittura i 50-60 di alcune produzioni contemporanee basate su suite di estrema lunghezza e complessità), ma ricordiamo che c’era un tempo in cui questi dischi si ascoltavano seduti davanti alle casse con la copertina dell’LP tra le mani in modo da collegare la musica con i testi e con le immagini rappresentate in queste vere e proprie piccole opere visive. La musica prog richiedeva all’epoca una vera e propria immersione, tanto che ancora oggi gli amanti del genere ricordano nota per nota certi passaggi chiave dei capolavori del genere!


Quanto ha interessato la politica e quanto ha influito nella diffusione e poi nella definitiva fase calante di questo genere?

Sono di quelli che hanno ritenuto l’ingresso della politica nella musica degli anni ’70 un fenomeno generalmente negativo, soprattutto considerando la progressiva esclusione che ci fu di molti gruppi meno impegnati dai grandi festival e un certo conseguente impoverimento della produzione musicale. Alcuni gruppi hanno prosperato grazie agli agganci che avevano con la politica, penso ad esempio agli Area, ma in generale non credo che questa commistione abbia fatto bene allo sviluppo della musica progressiva.


Perché un ascoltatore dovrebbe comprare il tuo libro a te un appello?

Il sito ItalianProg, sia nell’originaria versione inglese che in quella italiana che nacque dopo qualche anno, ha ancora oggi un enorme successo, segno evidente del grande interesse verso questa musica e della voglia, da parte di un pubblico di tutte le età di conoscere dettagli e informazioni di ogni genere sui suoi protagonisti. Il libro ha ripreso queste informazioni proponendole nel formato cartaceo a cui tanti appassionati sono particolarmente affezionati. È vero che si tratta di un’enciclopedia, dove le schede dei circa 600 artisti citati sono in ordine alfabetico, ma sono stati evidenziati tutti i collegamenti tra loro permettendo anche all’ascoltatore meno esperto di ricostruire facilmente le connessioni che hanno legato tra loro musicisti e gruppi dando origine ad uno dei più interessanti fenomeni musicali dello scorso secolo.