Michele Del
Pecchia, 30 anni di carriera poliedrica nell'universo musicale
Quella di Michele Del Pecchia è
la storia di un talento sbocciato a metà, o meglio goduto a metà da chi ne ha
voluto fino ad ora assaggiare la sua attitudine .
Michele è un cantante, un
maestro di canto, un collezionista, un presentatore, ma la lista potrebbe
essere più lunga e per non incappare in qualche dimenticanza è meglio definirlo
un vulcano d’idee, un amante della musica.
E’ uscito da qualche mese un
suo album che celebra i suoi 30 anni di carriera, brani da riscoprire, da
riascoltare, con inediti di pregevole fattura editi dalla casa discografica
Melody Records dello stesso Del Pecchia.
L’abbiamo incontrato per
un’intervista a tuttotondo.
Michele, qual è il tuo ricordo
primario con la musica?
La musica ha fatto
parte della mia vita. A 6 anni la mia prima esibizione in un locale
C’è stata una canzone che ti
accompagna dall’inizio della tua carriera e dalla quale non riesci a
liberartene?
All’inizio imitavo
Renato Zero, Ruggeri ed altri poi nel 1989 mi iscrissi alla Siae e pubblicai “Siamo
noi”, ma ovunque vado mi chiedono “Vorrei toglierti il respiro”, “Sangue vivo”
e la nuova “All’ombra di me”.
Nella tua raccolta c’è tutta la
tua carriera, il tuo sudore e il tuo talento, c’è un brano che hai preferito
non inserire, se sì quale e perché ?
Non ho inserito “Buio
di città”, brano che portai alla storica trasmissione Roxy Bar di Red Ronnie
che mi ha dato tantissima popolarità e mi ha fatto conoscere dei veri miti come
Vasco Rossi, Carlo Verdone, Francesco Guccini e tanti altri.
Non l’ho inserito
perché ho dovuto sacrificarlo come altri brani per ragioni di spazio
Hai incontrato tanti artisti,
hai avuto esperienze nel mondo della musica, quale artista di ha impressionato:
per voce, per conoscenza musicale, capacità interpretative?
Ho lavorato con
tantissimi.
Direi Rita Pavone.
Davvero una star intramontabile, anche se nel cuore c’è sempre Daniela Davoli,
per la quale ho scritto e prodotto dischi meravigliosi nel suo ritorno recente
alla musica.
Spesso si sente dire la musica
italiana è peggiorata, negli anni non c’è più una canzone che rimane, è vero?
Se sì, secondo te da cosa dipende?
Non esiste più la
gavetta. Ai talent arrivano a 18/19 anni e fanno dischi. Sono esperti.
Nella raccolta c’è un brano a
tre voci con la tua conterranea Daniela Davoli e Dario Gay, come ti trovi a
collaborare con altri artisti?
Ho fatto pochi
dischi con duetti.
Con la Davoli e
Dario Gay l’ho fatto per fermare nel tempo la nostra grande amicizia e stima
reciproca.
Nella tua storia c’è anche se
non erro scritto da Marco Masini, ti andrebbe di raccontare questa storia?
Ho conosciuto Marco
Masini quando non era ancora famoso.
Aveva scritto un
brano per un artista della mia casa discografica dell’epoca.
Canto da anni un
suo brano inedito.
Ci siamo rivisti in
varie occasioni. L ultima, un concerto in Versilia con Aleandro Baldi, Franco
Fasano, Marco Falagiani ed altri noti artisti
Sei anche insegnante di canto
con la tua “Palestra musicale” qual è lo spirito che ti spinge oltreché a
cantare ad insegnare, c’è il rischio di creare facili aspettative?
No. I miei allievi
sanno che parlo chiaro. Nessuna promessa. Il mio lavoro è di farli diventare
bravi per le esibizioni dal vivo. Poi se capita qualcosa, ben venga.
A conclusione, in futuro c’è
l’uscita di qualche tuo progetto discografico inedito?
Sì, sto lavorando a
dei singoli.
Non so se a 54 anni
ho voglia di lavorare ad un album. Dovrei trovare una produzione che mi prenda
di testa.
In estate uscirà
sulle piattaforme un tormentone, ma ho solo fatto un featuring. Per ora non
dico nulla.