lunedì 7 marzo 2016


"La casa in riva al mare" Lucio Dalla/Bardotti/Baldazzi 1971 da "Storie di Casa"





Venerdì scorso era l'anniversario della nascita di Lucio Dalla,  4 marzo 1943 che solo un artista così geniale poteva omaggiare se stesso in una delle sue più note canzoni. Una canzone che egli presentò a Sanremo in abbinamento con un gruppo che all'epoca spopolava l'Equipe 84, era il Sanremo del 1971 dove a trionfare fu l'accoppiata Di Bari Nada con la celeberrima "Il cuore è uno zingaro", Dalla e l'Equipe si classificarono addirittura terzi preceduti da José Feliciano e i Ricchi e Poveri con "Che sarà", verrebbe da dire quando Sanremo era Sanremo...
Troppo facile però celebrare Dalla con un suo brano tipico, personalmente amo Dalla alla prima maniera, quello che si ferma agli anni '90, nel finale della sua vita l'ho trovato troppo spesso caricatura di se stesso, troppo utilizzato per essere personaggio e poco per essere un genio capace di scrivere e cantare "Caruso".
Proprio per queste ragioni vorrei parlarvi de "La casa in riva al mare" tratta da "Storie di casa mia" album uscito subito dopo la partecipazione di Dalla proprio a quel Sanremo di cui sopra, un album che contiene testi di Baldazzi e del compianto Sergio Bardotti, le musiche dei fratelli De Angelis. Tra i brani da ricordare troviamo "Il gigante e la bambina" e "Itaca".
In questo brano il cantautore tratta il difficile tema del carcere, lo fa alla sua maniera, pennellando come se fosse un pittore un quadro con all'interno il mare, una finestra dalla quale il carcerato vede la propria amata, come a dire anche in una condizione di privazione assoluta, il piacere della natura ed il piacere dei sentimenti non viene mai meno, anzi lo si percepisce in maniera del tutto incantata e poetica.
I suoi sogni da carcerato ergastolano sono quelli di mettere al dito dell'amata Maria (Gesù bambino in 4 marzo 1943, Maria nomi che fanno riferimento alla religiosità dell'artista) un anello, il sogno di libertà cantato a voce aperta da Lucio che quasi fa sentire all'ascoltatore la sofferenza ed il profumo di quel mare, di quell'isola sperduta dove l'incanto di un amore fa per un attimo svanire l'amarezza di un errore imperdonabile che il protagonista ha commesso e che ha compromesso tutta la propria esistenza.
A proposito di questo brano mi occorre segnalarvi un bellissimo duetto fra l'artista bolognese e Toquinho, artista brasiliano che interpreta questo brano con il giusto sentimento e quel pizzico di saudade che rimanda dritti dritti alla mente i brani di Chico Buarque e Vinicìus de Moraes. Dunque un brano da ascoltare nel più assoluto relax, senza tralasciare l'attenzione ad un testo meraviglioso e chissà se magari chiudendo gli occhi non si possa vedere quella finestra, l'isola e Maria che affacciata alla finestra riesce ad abbracciare il carcerato con un finale del tutto diverso da quello della canzone.

Buon ascolto..

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